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Allattamento: Dalla A alla Z

Ott 16, 2020 | Allattamento

Alla domanda: “Hai intenzione di allattare il tuo bambino?”, più del 90% delle future mamme italiane risponde affermativamente.

Poi però, dopo la nascita del bebè, sono tante le madri che non riescono a realizzare questo desiderio.

E allora vediamo insieme quali accorgimenti possono aiutare la mamma a prevenire o risolvere eventuali difficoltà per allattare a lungo e felicemente.

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         Indice

1. Cosa mangiare?

 

Il miglior consiglio da fornire alle mamme che chiedono quale alimentazione seguire durante l’allattamento al seno è quello di scegliere una dieta il più possibile varia ed equilibrata.

L’allattamento richiede un notevole dispendio di calorie (fino a 700 kcal al giorno).

Non esistono, durante l’allattamento al seno, cibi da evitare.

Da evitare quanto più possibile l’alcool, che ha un’elevata capacità di passare nel latte; qualora ne venisse assunta una piccola quantità, si raccomanda di attendere almeno due ore prima di allattare il bambino.

L’assunzione di caffè durante l’allattamento al seno è possibile, tuttavia è bene non eccedere oltre le due-tre tazzine al giorno, per via del passaggio di caffeina nel latte, ciò può produrre irritabilità nel neonato.

Da limitare sono i pesci predatori di grossa taglia (luccio, sgombro, pesce spada, tonno, eccetera), che possono accumulare metalli pesanti; una raccomandazione questa che va estesa, in generale, a tutta la popolazione.

Nessuna controindicazione invece nell’assumere cioccolata durante l’allattamento al seno; ovviamente, come tutti per tutti gli alimenti che contengono zuccheri, le quantità devono essere limitate (anche se non si allatta).

2. L’allattamento al seno nei primi giorni

 

L’allattamento al seno nei primi giorni è particolarmente importante, subito dopo il parto il contatto pelle a pelle, che consiste nel porre il neonato sul corpo della madre, dopo averlo ben asciugato e coperto con teli caldi.

Questa pratica favorisce l’avvio della prima poppata, di ridurre il rischio di ipoglicemia e di stabilizzare la temperatura corporea e il battito cardiaco del piccolo, oltre a fornire uno stimolo positivo per la produzione di latte.

Se le condizioni di salute della mamma o del neonato non consentono di eseguire un contatto pelle a pelle in sala parto, sarà importante avviare l’allattamento il prima possibile, non appena le condizioni lo permetteranno.

La raccomandazione dell’OMS sul tema “allattamento e svezzamento” è quella di portare avanti l’allattamento esclusivo al seno per i primi 6 mesi di vita e, una volta iniziata l’introduzione di cibi complementari, di proseguire l’allattamento con il latte materno fino a quando madre e bambino lo desiderino (fino ai 2 anni di età e oltre).

Dopo l’avvio dell’allattamento, tra la quarta e la sesta settimana dopo il parto, può risultare molto utile conservare il latte materno (si può estrarre con la spremitura manuale o con il tiralatte), in modo da poterlo utilizzare più avanti.

3. Quanto latte serve per una poppata?

Nessuno lo sa con precisione, eccetto… il bebe.

Perciò non ha senso cercare di seguire eventuali tabelle che spesso si leggono sui cartellini di dimissione delle cliniche e degli ospedali; ogni bambino succhierà infatti la sua dose di latte, ogni poppata sarà diversa dalla precedente e dalla successiva.

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4. Posizioni per l’allattamento al seno

La posizione di allattamento al seno sdraiata (semireclinata) è la più naturale e apprezzata dalle mamme e dai bambini di tutte le età. Per avere maggiore comodità in questa posizione può essere utile avvalersi di alcuni cuscini di sostegno – così da non trovarsi completamente distesi – o utilizzare una poltrona reclinabile. Una variante, molto utile in caso di punti di sutura o dopo un cesareo, è la posizione sdraiata di lato: mamma e neonato saranno entrambi distesi sul fianco e pancia contro pancia.

La posizione di allattamento al seno “rugby” (o “football”) consiste invece nel sostenere il bambino lungo il proprio avambraccio, con la mamma seduta. In questo caso i piedi del piccolo dovranno essere rivolti verso lo schienale della sedia/poltrona.

Per quanto riguarda le posizioni di allattamento al seno “per gemelli”, viene spesso consigliata quella “a rugby doppia”.
Infine, molto interessante è la possibilità di allattamento in fascia, vantaggiosa quando ci si trova fuori casa: in questo caso la mamma ha le mani libere e può dedicarsi anche a qualche altra attività mentre il piccolo si nutre.
Per l’allattamento al seno, le posizioni corrette, in ogni caso, sono quelle che garantiscono il maggiore comfort per la mamma e il neonato.

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5. Allattamento al seno: fino a quando?

L’OMS raccomanda di allattarare almeno fino al sesto mese di vita in maniera esclusiva.

Non esiste successivamente un vero limite temporale, anzi: è stato riscontrato che allattare un bambino con latte materno fino a 2 anni e oltre è un fattore protettivo sia per la mamma, meno soggetta all’insorgenza di tumori al seno e all’ovaio, sia per il bambino, che tenderà ad ammalarsi meno di numerose patologie croniche nelle età successive.

6. Tanti vantaggi e poche controindicazioni

 Il rischio di salute collegato all’allattamento al seno da parte di una donna nei paesi sviluppati, ben nutrita è da un punto di vista epidemiologico veramente trascurabile rispetto a quello delle nutrici e delle balie delle epoche passate o delle donne dei paesi in via di sviluppo.

Per la donna moderna allattare al seno implica l’unico vero rischio di dover affrontare alcune esperienze sgradevoli come il dolore e/o le ragadi del capezzolo, l’ingorgo, la mastite.

È un rischio concreto, ma fortemente riducibile, se la gestione dell’allattamento al seno, vale a dire se è a domanda del bambino, senza aggiunte inutili di latte artificiale e soprattutto con presa corretta della mammella da parte del poppante.

La donna che allatta al seno ha un preciso vantaggio di salute secondo un rapporto dose-effetto.

In altre parole più a lungo allatta, anche nel corso di maternità successive, e più esclusivo è questo allattamento (meno aggiunte di latte, camomille, acqua e zucchero) tanto più si riduce il rischio per lei di sviluppare sia il tumore alle ovaie, ma soprattutto quello al seno.

Questa riduzione del rischio è di circa il 4,5% per ogni 12 mesi di allattamento. Allora cominciamo a comprendere come il tanto discusso allattamento di lunga durata non vada visto semplicemente come una scelta, ma come una risorsa per la salute materno e infantile.

Oltre all’effetto sui tumori della sfera riproduttiva, allattare al seno rinforza anche lo scheletro della donna in quanto attiva il metabolismo osseo del calcio, che saprà in età senile meglio difendere la donna dall’osteoporosi.

Né reggono a un’analisi scientifica seria i timori che l’allattamento al seno sia nella donna causa di depressione dopo il parto.

Per alcune donne l’allattamento al seno può implicare qualche problema fisico al seno, ma allo stesso tempo anche un documentato rafforzamento del ruolo materno e dell’autostima, in direzione contraria alla depressione.

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